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IL GRUPPO DEL CENOBIO (MILANO, 1962)

La ricerca di un “minimo sperimentale simbolico” trova l’occasione di verifica e confronto nel gruppo formato da Ettore Sordini, Angelo Verga, Arturo Vermi, Ugo La Pietra e Agostino Ferrari. Un’esperienza breve ma intensa e che rappresenterà storicamente l’unico gruppo che sviluppò la cosiddetta “corrente segnica”. Fondato a Milano nel 1962, insieme al poeta Alberto Lùcia, prenderà il nome dalla Galleria Cenobio di Milano, luogo dove tennero una serie di mostre nel 1962. A questa seguirono altre mostre presso La Saletta del Premio del Fiorino a Firenze, all’Indice di Milano e alla Galleria Cavallino di Venezia. I membri del gruppo, rifiutavano l’atteggiamento nichilistico e ipercritico nei confronti della pittura dell’epoca e si opponevano all’invasione della cultura americana, contrapponendosi così all’arte oggettuale, alla Pop art e all’arte cinetica.  Il segno è l’assoluto protagonista delle loro ricerche, accomunate proprio dall’esigenza di proporre una nuova interpretazione dell’atto pittorico in un’epoca in cui le tendenze d’avanguardia - dagli artisti di Azimut al Gruppo T - stavano rivolgendosi ad altre forme espressive. Nelle loro opere il segno, tracciato con caratteristiche differenti a seconda della personalità di ciascuno, si fa portatore di una narrazione poetica ed emotiva, libera ed autonoma. Al segno, i cinque artisti, arrivano da territori diversi: Vermi e Ferrari provengono da esperienze informali e giungono quasi contemporaneamente alla definizione di un nuovo linguaggio potentemente poetico, affinando una libera scrittura; La Pietra ci arriva inseguendo l’ambizione di superare i confini e spezzare il sistema precostituito, anticipando, in tal senso, la sua vocazione “architettonica”; Sordini e Verga, invece, provenienti dalle esperienze del Gruppo Nucleare e inizialmente vicini a Piero Manzoni, virano verso ipotesi di derivazione concettuale, in cui la traccia vive e sommuove lo spazio della superficie pittorica. Il gruppo si scioglie dopo meno di due anni di attività ma l’impronta lasciata dall’esperienza comune resterà forte nella ricerca dei singoli artisti. Ciascun esponente proseguirà poi il proprio cammino, accentuando, con attitudini e modalità diverse, aspetti differenti dell’ipotesi espressiva esplorata dal movimento.

Nel marzo del 2013, si è tenuta una grande mostra retrospettiva dal titolo “Nel segno del segno” (a cura di Luciano Caramel) presso Palazzo delle Stelline (Milano) per celebrare il cinquantesimo anniversario della prima mostra del gruppo. Recentemente numerose mostre dedicate al Gruppo e ai singoli artisti che ne hanno fatto parte, segnalano il rinnovato e crescente interesse per uno tra i momenti di ricerca più importanti nell’ambito dell’astrazione italiana. Tra queste conviene ricordare: “Il Gruppo del Cenobio, Arte Italiana. Segno e scrittura” (a cura di Vincenzo Accame, Angela Vettese), Banca Commerciale Italiana, Milano, 1996; “1963. Nuovi segni, nuove forme e nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano, 2013; “Il Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni e le avanguardie” (a cura di Alberto Mazzacchera), Brun Fine Art, Londra, 2022.



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