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ANGELO VERGA
Angelo Verga (Milano 1933-1999), da giovanissimo frequenta gli studi degli artisti milanesi, per poi frequentare i corsi serali dell’Accademia di Brera, sotto la guida di Aldo Salvadori e Marino Marini. Lavora per qualche tempo nello studio di Roberto Crippa. I viaggi a Parigi gli permettono di incontrare e confrontarsi con Breton, Tzara, Fara. Aderisce al Gruppo Nucleare, fondato da Enrico Baj e Sergio D’Angelo, consolidando la sua amicizia con Ettore Sordini, con il quale, tra l’altro, firmerà alcuni “Manifesti” insieme a Piero Manzoni. Nel maggio del 1957 è presentato da Lucio Fontana in una mostra alla Galleria Pater (con Manzoni e Sordini), dove sarà notato da Giorgio Kaisserlian che lo indicherà come “il più maturo dei tre”: le sue opere possiedono un “impianto compositivo che rivela una sicurezza espressiva frutto di un lavoro ostinato”. Nel 1962 con Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Arturo Vermi aderisce al gruppo del Cenobio. Nelle opere di questo periodo il segno si tramuta in fitte presenze pulsanti di una grafia leggera, dinamica, perennemente in mutazione; sono tratti, piccole forme sottili, “composizioni che fanno, vivere il segno come fermento in uno spazio e fanno sentire la presenza di questo spazio con un cromatismo incombente". A poco a poco la fitta gestualità segnica si placa, il suo linguaggio si imposta su un'estrema essenzialità. A questa "austerità" si oppone, ha osservato Nello Ponente, “una vivacità ed una ricchezza di rapporti tra segno e segno, tra segno e zona di colore, tra forma e colore. […] La composizione acquista maggior respiro; le superfici sono pulite, bianche, o di poche larghe stesure, rotte da un segno, emotivo", il quale a metà del suo percorso si annoda "come per una repentina ed imprevista scarica nervosa, per poi scorrere via per un tratto pari al primo segmento". In questo caso "la traccia o le tracce correnti da sinistra verso destra, e quasi sempre in senso leggermente ascendente, possono considerarsi la traduzione diretta di un evento di durata attimale, ma di intensa carica emotiva". Dal 1967 Verga rivolge la sua attenzione su figure geometriche quali il quadrato, il triangolo, il cerchio. La sua ricerca sul ritmo e sullo spazio giunge ora ad estreme semplificazioni. Si assiste al predominio del bianco, addirittura dell'acromo. Una ricerca di assoluto, senza annullare il relativo dell'imprevisto offrendo alle composizioni chiari accenti di nuova poesia. “ Il bianco fa parte dell'esaltazione di Verga; che è lucida e contemplativa insieme, che tende a smorzare i sensi. Grandi figure geometriche che si sovrappongono e determinano una stasi, un silenzio. La vibrazione è tutta nella luce che a misure minime trapassa da un limite all'altro.

La rinnovata attenzione per le ricerche degli anni Sessanta, pone Angelo Verga tra i protagonisti di numerose mostre, tra cui si ricordano: "Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980", Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); "Il segno della pittura e della scultura", Palazzo della Permanente, Milano (1983); "Pittura-Scrittura-Pittura" (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Nel segno del segno, Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “Nati nei ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Angelo Verga. Occhi chiusi mente aperta”, Galleria Ca’ di Fra’, Milano (2017); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019).



+ 01 13/V, 1965, olio e pastelli su tela, cm 40x50
+ 02 SENZA TITOLO, 1967, tecnica mista su tela, cm 85x100
+ 03 SENZA TITOLO, 1967 (1982) tecnica mista su tela, cm 35x45
+ 04 SENZA TITOLO, anni '60, tecnica mista su carta, cm 70x50

JUS MUSEUM / PALAZZO CALABRITTO
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