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ARTURO VERMI
Nasce nel 1928 a Bergamo. Di formazione autodidatta, rivela nelle prime esperienze pittoriche, datate 1950, un afflato con l'Espressionismo tedesco. Nel 1956, entrando in contatto con le istanze innovatrici che gravitano intorno al quatiere di Brera a Milano, il suo lavoro muove verso un ambito informale: in questo periodo conosce Costantino Guenzi. Dal 1959 soggiorna per un biennio a Parigi dove frequenta diversi ateliers, in particolare quelli di Luigi Guadagnucci, André Blok, Szabo e Ossip Zadkine. Nella capitale francese si lega con affettuosa amicizia a Beniamino Joppolo. Nel 1961 torna a Milano dove con Ettore Sordini e Angelo Verga fonda il Gruppo del Cenobio, integrato poi da Agostino Ferrari, Alberto Lucia e Ugo La Pietra. Nel 1964 risiede al Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni dove con altri pittori fra cui Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Carnà, Lino Marzulli e Lino Tiné cerca di riportare nella vita quotidiana le esperienze artistiche. Risalgono a questo periodo le Lavagne, le Lapidi e i primi Diari, primi passi nella ricerca sul segno che caratterizzerà buona parte della sua produzione. Nello stesso periodo si lega professionalmente all’architetto Arturo Cadario. Comincia a esporre in alcune delle più importanti gallerie italiane e in prestigiosi spazi espositivi, come la Rotonda della Besana a Milano e i Palazzo delle Prigioni Vecchie a Venezia. Nel 1967 frequentando Lucio Fontana approfondisce quel concetto di spazio che successivamente rifluirà nella propria opera. Il 1975 definito da Vermi anno "Lilit", è pietra miliare sia nella sua vita che nel suo lavoro: ha infatti inizio quella proposta di felicità che lo porterà alla redazione del primo numero di "Azzurro" e del "Manifesto del Disimpegno". Trasferitosi a Verderio, in Brianza, nel medesimo anno il Ministero della Pubblica Istruzione commissiona un documentario sulla sua opera da utilizzarsi quale supporto didattico per le scuole superiori. Nel 1978 riprende e amplia tematiche e concetti espressi nel "Manifesto sul Disimpegno": un secondo numero di "Azzurro" viene distribuito nel corso della Biennale di Venezia. Lo stesso anno imposta quel lavoro di orbamento e rifruizione che poi confluirà nel ciclo di grandi tele "Com'era bella la Terra". Nel 1980 progetta e incide "La Sequoia", una sorta di comandamenti che, l'anno successivo nel corso di un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà a Mosé sul monte Sinai. Nello stesso anno il suo lavoro s'incentra sulla suite "I Colloqui "che presagirà l'avvento di un'opera di felicità: "L'Annologio". Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988. Il rinnovato interesse critico per la sua opera, si manifesta nelle numerose mostre sull'astrattismo italiano dell'ultimo ventannio, dove il suo lavoro si impone per coerenza ed originalità. Recente la presenza di sue opere, presso la Brun Fine Art di Londra, nella mostra "Fontana, Manzoni e il Gruppo del Cenobio" e successivamente la personale "Arturo Vermi in the Space-Time Continuum".

INFORMALE, 1960
tempera ad olio su cartoncino,
cm 52,3x67,7

SENZA TITOLO, 1960
tecnica mista su cartoncino
cm 29,4x22,2

DIARIO, anni '60
acrilico su cartoncino
cm 48,9x34,6
DIARIO, 1961
aniline su carta velina intelata
cm 49,2x35,7
DIARIO, 1961
olio su cartoncino intelato
cm 32,2x22,3

DIARIO, 1961
tempera, gouache e matita grafite su carta intelata
cm 50,1x35,6
DIARIO, 1961-62
acrilico su cartoncino
cm 41,6x30

DIARIO, 1963
olio e tempera su carta intelata
cm 70x49,5

PAESAGGIO, 1963
tempera e penna su cartoncino
cm 49x35
DIARIO, 1964
china e olio su carta intelata
cm 28,4x24,4

DIARIO, 1964
acrilico su tela
cm 100x80

PAESAGGIO, 1968
tempera su carta intelata
cm 40,7x29,5

DIARIO, 1974
olio su tela
cm 100x80

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