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TOTI SCIALOJA
Toti Scialoja nacque a Roma nel 1914, in una famiglia originaria di Procida, di professori universitari e giuristi, fondatori e proprietari della rivista «Foro italiano». Nella seconda metà degli anni trenta frequenta l’ambiente artistico e letterario della Galleria La Cometa e, abbandonati gli studi di giurisprudenza, nel 1937 si dedica esclusivamente alla pittura, realizzando i primi dipinti espressionisti dal caratteristico colore materico, sui quali è evidente l’influsso della pittura francese e in particolare di Chaim Soutine. Nel 1939 espone alla III Quadriennale di Roma e nel 1941 tiene una personale alla Società Amici dell’Arte di Torino. L’anno seguente partecipa con Emilio Vedova, Giulio Turcato e Leoncillo Leonardi alla collettiva presentata alla Galleria Lo Zodiaco di Roma. Prende parte attiva alla Resistenza e lavora anche per il teatro, realizzando nel 1943 le sue prime scenografie. Terminata la guerra, insieme agli artisti Stradone, Ciarrocchi e Sadun crea il gruppo noto come “I quattro fuori strada”. Nella seconda metà degli anni quaranta è a Parigi, dove viene a contatto con la cultura artistica europea, che influisce in maniera determinante nella sua successiva ricerca tonale e neo-cubista. Gli anni cinquanta segnano un progressivo distacco dalla matrice espressionista e un volgersi al Cubismo analitico per poi approdare all’astrazione. I contatti con il gruppo Origine, contrario alle qualità decorative dell’arte astratta, e il viaggio compiuto negli Stati Uniti nel 1956, dove ha occasione di conoscere i protagonisti dell’Espressionismo astratto,lo  spingono ad approfondire le ricerche sul colore, la materia e il gesto. Al 1957 risalgono le prime Impronte, tracce di colore deposto, stampato da una superficie all’altra, dalla carta alla tela. Numerose sono nel frattempo le sue partecipazioni a importanti rassegne sia nazionali che internazionali. Nel 1960 si trasferisce a new York e dal 1961 al 1963 a Parigi. Tornato in Italia, partecipa alla Biennale di Venezia del 1964. Gli anni settanta segnano un periodo di scarsa operosità artistica, che riprende nuovamente dal 1983. Oltre che pittore Scialoja è stato poeta, scrittore, scenografo e docente all’Accademia di Belle Arti di Roma, di cui fu direttore per un lungo periodo. Parte integrante della sua ricerca fu il lavoro per il teatro, al quale si dedicò collaborando con scrittori, musicisti, registi e coreografi d’avanguardia (V. Pandolfi, A. Miloss, R. Vlad). Tra i suoi allestimenti si ricordano: L’opera dello straccione di J. Gay (1943, proibita dalle autorità fasciste); i balletti Marsia di L. Dallapiccola (1948) e Il principe di legno di B. Bartók (1950); Traumdeutung di E. Sanguineti (1964), Il Ratto di Proserpina di Rosso di San Secondo (1986). Oltre che in prose liriche (I segni della corda, 1952), la sua raffinata vocazione poetica si espresse in numerose raccolte di versi (alcune da lui stesso illustrate), ricche di umorismo, giochi verbali e nonsense (Amato topino caro, 1971; Scarse serpi, 1983; Le sillabe della Sibilla, 1988; I violini del diluvio, 1991; ecc. L’artista muore a Roma il 1 marzo 1998.
GEOGRAFIA, 1995
litografia
cm. 76x56
100 es.
SENZA TITOLO, 1995
litografia
cm. 76x56
100 es.
AMORE, 1995
litografia
cm. 76x56
100 es.
TOBIOLO, 1995
litografia
cm. 76x56
100 es.
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