ETTORE SORDINI
Ettore Sordini nasce a Milano nel 1934. Sono proprio gli anni milanesi che segnano in maniera indelebile la formazione di Sordini, che studia all’Accademia di Brera. Conosce Roberto Crippa, Cesare Peverelli, Lucio Fontana e ne diviene amico, collaboratore e discepolo. Artista precoce, esordisce in una Milano scossa da fremiti di grande vitalità creativa: dopo l’esperienza futurista, era nato un coacervo di artisti le cui idee originali risentivano favorevolmente dell’insegnamento e del fascino di Lucio Fontana, tornato nel 1947 dall’Argentina. In questo periodo Sordini sviluppa una pittura parasurreale vicina a quella coeva di Piero Manzoni, del quale è profondo conoscitore e sicuro esperto grazie anche agli anni di amicizia vissuti con Manzoni a Milano. Sempre con Manzoni e con Giuseppe Zecca e Camillo Corvi Mora nel dicembre del 1956 stila il manifesto “Per la scoperta di una zona di immagini”, che auspica il raggiungimento di una pittura che attui la totale coincidenza fra mitologia personale e mitologia universale, solo il primo di una significativa serie di manifesti. Tra il 1957 ed il 1958 redige e firma sette manifesti, con Piero Manzoni, Angelo Verga, Guido Biasi, Mario Colucci, Enrico Baj, Lucio Del Pezzo, Edoardo Sanguineti. La pittura di Sordini decanta progressivamente il valore materico e si rarefà sempre di più in un segno esile e scarno, primario ma sinuoso; è per una cromia tenue e delicata, quasi impalpabile. Già nelle prime opere traspare, infatti, una sensibilità matura attraverso un grafismo del tutto originale e personalissimo. Sono immagini segniche intimamente complesse che trovano respiro nel campo incontaminato, libero della superficie. Sordini si avvale di una tecnica tutta grafica per costituire sulla tela, campita di un solo tono, tracce rade e sottili di colore che rimandano a memorie di immagini antropoidi filamentose, così da arrivare al segno già attraverso un processo di azzeramento di una matericità di origine esistenziale come conquista di libertà lirica. Nel 1962, gli ex Nuclearisti Sordini e Verga con gli ex Naturalisti Agostino Ferrari e Arturo Vermi, ma anche con Ugo La Pietra e il poeta Alberto Licia come teorico, danno vita al gruppo Il Cenobio: tentativo estremo di opporsi sia alle tendenze nichilistiche e ipercritiche nei confronti della pittura e sia all’incipiente invasione della cultura artistica americana che con il successo della Pop Art segna la fine del microclima milanese legato alle avanguardie europee. Nel 1966 partecipa alla Biennale di Venezia dove espone una serie di opere di preminente carattere grafico e monocromo. Per Sordini la geometria diviene sempre più perno di un’emozionalità tanto intensa quanto rattenuta, fino a farsi realmente tridimensionale gioco di spazi. A Roma accanto alle numerose mostre personali (in particolare alla Galleria L’Oca, alla Galleria Romero e alla Galleria La Salita) partecipa anche alle grandi rassegne nazionali quali “Linee della ricerca artistica italiana”, allestita nel Palazzo delle Esposizioni del 1981 e la Quadriennale di Roma del 1986. Dall’inizio degli anni Sessanta, Sordini approfondisce l’uso del colore e vincola il segno in più stringenti strutturazioni geometriche. Muore a Fossombrone il 27 ottobre 2012.

ALMUGAVARI, 1963
litografia
cm 35x50
30 es.

ALMUGAVARI, 1963
litografia
cm 35x50
30 es.

ALMUGAVARI, 1963
litografia
cm 35x50
30 es.

SENZA TITOLO, 1977
litografia
cm 50x70
100 es.

SENZA TITOLO, 1977
litografia
cm 50x70
100 es.

SENZA TITOLO, 1977
litografia
cm 70x50
100 es.

SEI TRACCE ROSSE, 1977 (?)
litografia
cm 70x50
100 es.

SENZA TITOLO, 1977
litografia
cm 70x50
100 es.
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