ENRICO CASTELLANI
Nato a Castelmassa, Rovigo, nel 1930, nel 1952 si trasferisce a Bruxelles, dove frequenta i corsi di Pittura e Scultura all’Académie des Beaux Arts e, nel 1956, si laurea in Architettura all’École Nationale Supérieure de la Cambre. Rientra a Milano e inizia a lavorare presso lo studio dell’architetto Buzzi, con il quale collaborerà sino al 1963. Nel 1959 realizza la sua prima superficie a rilievo. Con Piero Manzoni prende parte alle esperienze del gruppo Zero e fonda la rivista “Azimuth” e l’omonima galleria dove, nel 1960, tiene la sua prima esposizione personale. In quello stesso anno è presente con tre superfici a rilievo alla mostra “Monochrome Malerei” allo Städtisches Museum di Leverkusen e, con Manzoni, espone alla Galleria la Tartaruga a Roma; nel 1962, sempre con Manzoni, espone alla Galerie Aujourd’hui a Bruxelles e partecipa alla rassegna “Nul”, allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 1963, a Milano, espone con una personale nella Galleria dell’Ariete, nel 1964 presenta tre tele alla XXXII Biennale di Venezia e partecipa al Guggenheim International Award a New York. Nel 1965 una sua grande Superficie bianca è presente al Museum of Modern Art di New York nella ricognizione internazionale “The Responsive Eye” e sue opere sono proposte a rappresentare l’Italia alla VIII Bienal do Museu de Arte Moderna a São Paulo e a “Trigon 65”, Burggarten/Palmenhaus, a Graz. Nel 1966 ha una sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia per la quale riceve il Premio Gollin, soggiorna per un periodo negli Stati Uniti e realizza le opere che esporrà nella sua prima personale a New York alla Betty Parsons Gallery. Nel 1967 viene invitato a costruire un’opera ambientale per la rassegna “Lo spazio dell’immagine” in Palazzo Trinci a Foligno, in parte distrutta dopo la mostra; ne realizzerà una seconda versione nel 1970 nell’ambito di “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70” al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Dopo un momento di “esilio” in Svizzera, nel 1973 rientra in Italia e si trasferisce a Celleno, un piccolo borgo nella provincia di Viterbo, dove vive e lavora nel corso della sua seconda stagione artistica. In questi ultimi anni l’importanza della sua opera è stata riconosciuta e consacrata a livello internazionale. Decisive per la sua affermazione sono state le personali e le antologiche da Lia Rumma a Milano nel 1999 (con la quale inaugura lo spazio milanese della galleria), alla Fondazione Prada a Milano nel 2001, a Kettle’s Yard nell’Università di Cambridge e da Greta Meert a Bruxelles nel 2002, alla Galerie Di Meo a Parigi nel 2004, al Museo Pushkin delle Belle Arti a Mosca nel 2005; sempre da Lia Rumma a Napoli nel 2006 e da Haunch of Venison a New York nel 2009 e nel 2012. Culmine di questo curriculum espositivo ragguardevole è stato il conferimento da parte del Principe Hitachi, Patrono Onorario della Japan Art Association, del Praemium Imperiale per la pittura, il più alto riconoscimento artistico a livello internazionale. L’artista muore a Viterbo nel 2017.

ROSSO-NERO, 1999
multiplo su carta accoppiata bicolore e fustellata
cm. 70x55,8
150 es.
PICTURA
cesareberlingeri
albertobiasi
agostinoferrari
giosettafioroni
pieroguccione
giovannileto
pierpaololista
ugonespolo
pinopinelli
salvatoreprovino
stefanantonreck
marioschifano
neliosonego
manuela toselli
giulioturcato
arturovermi
MULTIMEDIA
davidecoltro
enricode paris
annalauradi luggo
fabriziopassarella
IMAGO
nobuyoshiaraki
alessandrodi giugno
alennalauradi luggo
dorothealange
yasumasamorimura
cindysherman
francescawoodman
IM-PRESSIONEM
carlaaccardi
rodolfoaricò
agostinobonalumi
albertoburri
enricocastellani
pietroconsagra
tonycragg
pierodorazio
sergiofermariello
horacio garciarossi
giafrancopardi
pinopinelli
pieropizzicannella
mimmorotella
marioschifano
totiscialoja
turisimeti
ettoresordini
marcotirelli
giulioturcato
giuseppeuncini
arturovermi