
ETTORE SORDINI
OPERE 1959-2005
a cura di Marcello Palminteri & Gabriele Perretta
27 FEBBRAIO - 4 APRILE 2025
Lucio Fontana, nel 1957, presentando la mostra di Ettore Sordini (con Piero Manzoni ed Angelo Verga) segnalava l’inquietudine dei tre giovani artisti e il loro importante contributo nel campo della giovane pittura. Con Piero Manzoni, Sordini redigerà numerosi manifesti, tra i quali il “Manifesto per una zona di immagini” (1956), “L’Arte non è vera creazione” (1957), “Per una pittura organica” (1957). Nel gennaio del 1959 sarà tra i firmatari del “Manifesto di Napoli”. Nella mostra allestita allo JUS Museum | Galleria d’Arte sono esposte opere dal 1959 al 2005, con una particolare attenzione agli esperimenti segnici degli anni Sessanta, ed alcune tele realizzate dopo il 2000, a testimonianza di una singolarissima parabola creativa. La pittura di Sordini decanta progressivamente il valore materico e si rarefà sempre di più in un segno esile e scarno, primario ma sinuoso; è per una cromia tenue e delicata, quasi impalpabile. Già nelle prime opere traspare, infatti, una sensibilità matura attraverso un grafismo del tutto originale e personalissimo. Sono immagini segniche intimamente complesse che trovano respiro nel campo incontaminato, libero della superficie. Sordini si avvale di una tecnica tutta grafica per costituire sulla tela, campita di un solo tono, tracce rade e sottili di colore che rimandano a memorie di immagini antropoidi filamentose, così da arrivare al segno già attraverso un processo di azzeramento di una matericità di origine esistenziale come conquista di libertà lirica. Nel 1962, con Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Angelo Verga e Arturo Vermi e Alberto Lùcia come teorico, darà vita al “Gruppo Il Cenobio”: tentativo estremo di opporsi sia alle tendenze nichilistiche e ipercritiche nei confronti della pittura e sia all’incipiente invasione della cultura artistica americana. L’orientamento verso il segno, vicino agli esperimenti del gruppo romano in cui emergevano Capogrossi, Sanfilippo, Accardi, Novelli, Perilli, Tancredi Parmeggiani, Twombly, pone Sordini a fare da ponte tra le due situazioni, quella milanese e quella romana: è nella capitale, infatti, che l’artista si trasferisce dopo lo scioglimento del Cenobio. L’attenzione per le ricerche degli anni Sessanta e Settanta, pone Ettore Sordini tra i protagonisti di numerose mostre, tra le quali si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980”, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Milano et Mitologia. I poli della ricerca visiva 1958-1964” (a cura di Angela Vettese), Centro Culturale Bellora, Milano (1989); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “1963 e dintorni. Nuovi segni, nuove forme, nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano; “Nati nel ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019). Recente la retrospettiva, a cura di Alberto Mazzacchera, al Polo Culturale Le Clarisse di Grosseto (2023).