AGOSTINO FERRARI
Agostino Ferrari nasce a Milano il 9 novembre 1938. Espone per la prima volta nel 1961 alla galleria Pater, presentato da Giorgio Kaisserlian. Imprime un salto evolutivo, nella pittura di Ferrari, la lunga frequentazione di Lucio Fontana che non si traduce in intima adesione ai principi dello “Spazialismo” ma piuttosto in un più generico spessore riflessivo, altamente filosofico, del suo fare artistico che si è mantenuto intatto, pur tra ripensamenti e sperimentazioni, attraverso i decenni. Incontra gli artisti con cui fonderà (nel 1962, grazie all’intuito critico di Alberto Lucia) il “Gruppo del Cenobio”: Arturo Vermi, Angelo Verga, Ettore Sordini, Ugo La Pietra. I cinque artisti reinterpretano la pittura rendendola gesto puro, primitivo ma al contempo proteso verso il futuro: la via da seguire è quella che porta alla nascita di una vera e propria “poetica del segno” dove la tecnica pittorica si riduce a grafia e la composizione a un sovrapporsi di tratti archetipici cifrati. Il gruppo, che ha vita breve, lascia una testimonianza importante nella poliedrica situazione milanese di quel periodo, ed è fondamentale per Ferrari, in quanto coincide con l’inizio della sua ricerca sul segno, che sarà il filo conduttore di tutta la sua opera. Infatti, dopo lo scioglimento del gruppo, Ferrari continua a coltivare il segno come scrittura non significante. Tra il 1964 e il 1965 si trova a New York, dove conosce e frequenta diversi artisti americani, fra i quali Lichtenstein, Rauschenberg, Jasper Johns, Billy Apple. L’esperienza americana, pur lontana dalla visione artistica di Ferrari, influisce quindi sul segno, che assume progressivamente un valore più plastico, in parallelo alle coeve esperienze degli amici Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e soprattutto Dadamaino. Nel 1966 espone a New York, alla Eve Gallery. Successivamente, tornato in Italia, elabora cicli oggettuali e processuali dedicati agli ingredienti della pittura, segno, forma e colore, vere e proprie “messe in scena” dal carattere “fondamentalmente plastico”, come scrive Lucio Fontana nel 1967, presentando una sua mostra personale. Successivamente, una fase di ripensamento e di bilanci definita “rifondazione” porta Ferrari a recuperare un segno più gestuale che da quel momento non lascerà più: moduli e grafie illeggibili, di consistenza diversa, talvolta impreziosite da uno spessore di sabbia, si moltiplicano attraverso nuovi cicli che impegnano l’artista per alcuni decenni, dagli “Eventi” ai “Palinsesti” alle “Maternità”, dove uno schema centrale (matrice) è ripetuto nella fascia più esterna del quadro, dando luogo a una ripresa con valori tonali invertiti; fino ai recenti “Oltre la soglia” e “Interno-esterno”, caratterizzati dalla presenza di uno squarcio colmo di impenetrabile nero in cui il segno si immerge o da cui fuoriesce, come per connettersi all’esperienza positiva della luce. Nel 1978, dopo un soggiorno a Dallas, esporrà le sue ricerce presso la Contemporary Art Gallery. È in questi anni che incomincia l’uso della sabbia vulcanica, che resterà caratteristica costante del suo lavoro fino ad oggi. Oltre alle storiche mostre con il “Gruppo del Cenobio” e alle presenze nelle più importanti rassegne sulle ricerche astratte del Novecento, si segnala la partecipazione, nel 2005, alla XIV Quadriennale di Roma. Agostino Ferrari ha esposto in centinaia di mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Fra le più importanti retrospettive ed antologiche si ricordano quelle al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), al Palazzo Braschi di Roma (1992), alla Casa del Mantegna di Mantova (2010), alla Fondacion Frax di Alfas del Pi ad Alicante, Spagna (2011), al Palazzo Lombardia (2013). Nel 2007 ha realizzato alcune opere pubbliche permanenti nella piazza Borgoverde di Vimodrone, su incarico del gruppo Land (Landscape Architecture) di Milano. Del 2014 è l’importante mostra collettiva “Nati nel ’30. Milano e la genarazione di Piero Manzoni”, Palazzo della Permanente, Milano. Ha lavorato con gallerie d’arte di primo piano come Franz Paludetto (Torino), Lorenzelli (Milano), Centro Steccata (Parma), Thomas Levy (Amburgo). Sue opere sono presenti in musei e in importanti collezioni pubbliche e private italiane e straniere. Nel 2018 il Museo del Novecento di Milano celebra Agostino Ferrari con una grande mostra antologica: “Segno. Espressione. Linguaggio” a cura di Martina Corgnati. Agostino Ferrari vive ed opera a Milano.
Il catalogo generale dell’opera di Agostino Ferrari, è curato da Martina Corgnati, pubblicato da Electa. Circa 2500 le opere documentate, esclusi i multipli e i progetti, oltre a testi critici e apparati bio-bibliografici.
→ 01 SENZA TITOLO, primi anni '60, tecnica mista su carta intelata, cm 68x50
→ 02 BREVE RACCONTO, 1963, tecnica mista su carta intelata, cm 63x48
→ 03 BREVE RACCONTO, 1964, tecnica mista su carta intelata, cm 70x50
→ 04 BREVE RACCONTO, 1964, tecnica mista su carta intelata, cm 75,5x56
→ 05 SENZA TITOLO, 1965, tecnica mista su carta intelata, cm 66x49,5
→ 06 SENZA TITOLO, 1989, tecnica mista e sabbia su cartone, cm 65x50
→ 07 N.E.S.O., 1994, acrilico e sabbia su tela, cm 100x80
→ 05 N.E.S.O., 1993, acrilico e sabbia su tela, cm 100x80
→ 06 FRAMMENTI., 1997, acrilico e sabbia su tela, cm 100x80
→ 07 N.E.S.O., 1999, acrilico e sabbia su tela, cm 100x80
→ 08 SENZA TITOLO (SEGNO-IMPRONTA), 1993, acrilico e sabbia su cartone, cm 32,5x25
→ 09 SENZA TITOLO (SEGNO-IMPRONTA), 1995, acrilico e sabbia su cartone, cm 32,5x25
→ 10 MEMORIE, 2000, acrilico e sabbia su tela, cm 35x50
→ 11 MEMORIE, 2000, acrilico e sabbia su tela, cm 35x50