Vai ai contenuti

mostra-arturovermieilgruppodelcenobio-palermo - JUS MUSEUM

Salta menù
IT | EN
Salta menù
ARTURO VERMI
E IL GRUPPO DEL CENOBIO
FERRARI LA PIETRA SORDINI VERGA VERMI

a cura di Aldo Gerbino

testi in catalogo di
Aldo Gerbino
Marcello Palminteri
Gabriele Perretta

catalogo
Moebius Edizioni

5-28 APRILE 2025

Inaugurazione
SABATO 5 APRILE 2025

Palazzo Chiaromonte, Complesso Monumentale dello Steri
Piazza Marina
PALERMO



PALERMO. Sabato 5 aprile 2025 alle ore 11.30, presso la Sala delle Verifiche del Complesso Monumentale dello Steri (Palazzo Chiaromonte, Piazza Marina, Palermo), si inaugura la mostra “Arturo Vermi e il Gruppo del Cenobio: Ferrari, La Pietra, Sordini, Verga, Vermi”, a cura di Aldo Gerbino, accompagnata da un catalogo prodotto da Moebius Edizioni con testi del curatore, di Marcello Palminteri e Gabriele Perretta.

La mostra, organizzata dallo JUS Museum di Napoli in collaborazione con l’Associazione-Archivio Arturo Vermi, l’Archivio Agostino Ferrari e l’Archivio Ettore Sordini, è promossa con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo, dell’Accademia di Scienze Mediche “G.F. Ingrassia” e del Sistema Museale di Ateneo.

In esposizione un nutrito gruppo di opere di Arturo Vermi, realizzate tra il 1961 e il 1975, che testimoniano il percorso di conquista di una individualissima scrittura segnica, elemento caratterizzante delle sue opere e di quelle del “Gruppo del Cenobio”. Gruppo che Arturo Vermi fonderà nel 1962 insieme ad Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga, uniti da un comune atteggiamento sulla pittura e sulle potenzialità ancora inespresse, con ciò manifestando la propria appartenenza alla storia dell’evoluzione del fenomeno linguistico, con la volontà di far confluire nel segno il carattere millenario di una scrittura fatta di simboli, di tracce, di segnali. Un procedimento – come segnala Marcello Palminteri – “giocato sul valore timbrico, sulla fluttuazione del ritmo e sulla trama delle sequenze, accrescendo il valore del gesto, attivando affinità che sembrerebbero più proprie della musica, laddove l’atto del comporre combina la libertà espressiva con la necessità del ritmo, del tempo: il segno presta la sua immagine alla vicenda delle trasformazioni, disponendosi in successione di intervalli, in ripetizioni verticali (come avviene nelle opere di Arturo Vermi), orizzontalmente o diagonalmente (in Angelo Verga), attestandosi in zone fisse o fluttuanti (in Ettore Sordini), generando ipotesi di mappe ed anticipando la sua vocazione architettonica (in Ugo La Pietra), disponendosi in forma di scrittura (in Agostino Ferrari).”

Arturo Vermi definisce ben presto la sua poetica, la sua singolarissima cifra stilistica: sin dai primi anni Sessanta, nella semplificazione estrema della superficie, emergono strutture visive sempre più snelle. Nascono le Lavagne, le Lapidi e, soprattutto, i Diari. Qui il segno, sempre più sottile, più o meno fitto o regolare, diventa ipotesi di scrittura, grammatica del sentimento. Sono pagine ora di dimensione palmare, ora di imponenza egizia: ama sperimentare e per questo i supporti saranno carte, tele, legni su cui interviene con oli, acrilici, smalti o più semplicemente con chine, penne biro o pennarelli. Già nel titolo, possiamo scorgere la componente intimistica di queste opere, in cui il segno, il ripetersi dei tratti, che apparentemente potrebbe sembrare una “formula” è invece un segno emotivo ovvero (come già annotava Guido Ballo nel 1964), un segno di valore poetico.

Come scrive Aldo Gerbino, “ciò che attrae in profondità l’inquieto esercizio di Arturo Vermi, è la compartimentazione del segno, dello spazio, soprattutto nel momento in cui ci restituisce la sua personale fruizione del tempo. Un trascinamento, una rivelazione che scosta ogni occasionale tensione figurativa verso l’essenzialità, quasi in un punto preciso pur vagolo nello spazio: ora particella, ora un acquisto pregno di simbolo arcano, quasi graffito in foglio, in tela, muto e assoluto.”

Il tempo secondo Arturo Vermi – come sottolinea Gabriele Perretta – “è spazio interiore e lo spazio è tempo esteriore. (…) Egli ha pensato spesso a questo procedimento come ad un preliminare. La linea o, più esattamente, quella scrittura minuta, guidata da impulsi motori, prende il posto che nella pittura avevano prima occupato masse, volumi e materia.”

L’esperienza del Gruppo del Cenobio fu l’unico esempio milanese della cosiddetta “corrente segnica” ed è parallela all’orientamento dei compagni romani, ovvero a quel gruppo in cui emergevano Capogrossi, Sanfilippo, Accardi, Novelli, Perilli, Tancredi Parmeggiani, Twombly.

La mostra “Arturo Vermi e il Gruppo del Cenobio: Ferrari, La Pietra, Sordini, Verga, Vermi”, rimarrà aperta, fino al 28 aprile 2025, secondo gli orari del Complesso Monumentale dello Steri (musei.unipa.it/complesso.html). L’accesso alla mostra è gratuito.

***

ARTURO VERMI

Arturo Vermi nasce nel 1928 a Bergamo. Di formazione autodidatta, rivela nelle prime esperienze pittoriche, datate 1950, un afflato con l’Espressionismo tedesco. Nel 1956, entrando in contatto con le istanze innovatrici che gravitano intorno al quartiere di Brera a Milano, il suo lavoro muove verso un ambito informale: in questo periodo conosce Costantino Guenzi. Dal 1959 soggiorna per un biennio a Parigi dove frequenta diversi ateliers, in particolare quelli di Luigi Guadagnucci, André Blok, Szabo e Ossip Zadkine. Nella capitale francese si lega con affettuosa amicizia a Beniamino Joppolo. Nel 1961 torna a Milano dove con Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini e Angelo Verga fonda il Gruppo del Cenobio e Alberto Lùcia che ne diverrà il teorico. Nel 1964 risiede al Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni dove con altri pittori, fra cui Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Carnà, Lino Marzulli e Lino Tiné, cerca di riportare nella vita quotidiana le esperienze artistiche. Risalgono a questo periodo le Lavagne, le Lapidi e i primi Diari, primi passi nella ricerca sul segno che caratterizzerà buona parte della sua produzione. Nello stesso periodo si lega professionalmente all’architetto Arturo Cadario. Comincia a esporre in alcune delle più importanti gallerie italiane e in prestigiosi spazi espositivi, come la Rotonda della Besana a Milano e il Palazzo delle Prigioni Vecchie a Venezia. Nel 1967 frequentando Lucio Fontana approfondisce quel concetto di spazio che successivamente rifluirà nella propria opera. Il 1975, definito da Vermi anno “Lilit”, è pietra miliare sia nella sua vita che nel suo lavoro: ha infatti inizio quella proposta di felicità che lo porterà alla redazione del primo numero di “Azzurro” e del “Manifesto del Disimpegno”. Trasferitosi a Verderio, in Brianza, nel medesimo anno il Ministero della Pubblica Istruzione commissiona un documentario sulla sua opera da utilizzarsi quale supporto didattico per le scuole superiori. Nel 1978 riprende e amplia tematiche e concetti espressi nel “Manifesto sul Disimpegno”: un secondo numero di “Azzurro” viene distribuito nel corso della Biennale di Venezia. Lo stesso anno imposta quel lavoro di ornamento e rifruizione che poi confluirà nel ciclo di grandi tele “Com’era bella la terra”. Nel 1980 progetta e incide “La Sequoia”, una sorta di tavola dei comandamenti che l’anno successivo, nel corso di un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà a Mosé sul monte Sinai. Nello stesso anno il suo lavoro s’incentra sulla suite “I Colloqui” che presagirà l’avvento di un’opera di felicità: “L’Annologio”. Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988. L’attenzione per le ricerche segniche degli anni Sessanta e Settanta, pone Arturo Vermi tra i protagonisti di numerose mostre, tra le quali si ricordano: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980” (a cura di Nello Ponente), Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Milano et Mitologia. I poli della ricerca visiva 1958-1964” (a cura di Angela Vettese), Centro Culturale Bellora, Milano (1989); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “Nati nel ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, (a cura di Alberto Mazzacchera), Brun Fine Art, Londra (2019); “Arturo Vermi in the Space-Time Continuum” (a cura di Alberto Mazzacchera), Brun Fine Art, Londra (2020); “Arturo Vermi. Opere 1960-1975” (a cura di Marcello Palminteri e Gabriele Perretta), JUS Museum, Napoli (2024); Arturo Vermi. Diario della felicità” (a cura di Simona Bartolena), Palazzo delle Paure, Lecco (2025). Sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private. Tra queste si segnalano la collezione della Fondazione VAF Stiftung (Frankfurt am Main), la collezione Biscozzi-Rimbaud (Lecce) e quella delle Gallerie d’Italia di Banca Intesa. Il Catalogo Ragionato dell’artista, edito da Skira, è curato da Luciano Caramel.


IL GRUPPO DEL CENOBIO

La ricerca di un “minimo sperimentale simbolico” trova l’occasione di verifica e confronto nel gruppo formato da Ettore Sordini, Angelo Verga, Arturo Vermi, Ugo La Pietra e Agostino Ferrari. Un’esperienza breve ma intensa e che rappresenterà storicamente l’unico gruppo che sviluppò la cosiddetta “corrente segnica”. Fondato a Milano nel 1962, insieme al poeta Alberto Lùcia, prenderà il nome dalla Galleria Cenobio di Milano, luogo dove tennero una serie di mostre nel 1962. A questa seguirono altre mostre presso La Saletta del Premio del Fiorino a Firenze, all’Indice di Milano e alla Galleria Cavallino di Venezia. I membri del gruppo, rifiutavano l’atteggiamento nichilistico e ipercritico nei confronti della pittura dell’epoca e si opponevano all’invasione della cultura americana, contrapponendosi così all’arte oggettuale, alla Pop art e all’arte cinetica. Il segno è l’assoluto protagonista delle loro ricerche, accomunate proprio dall’esigenza di proporre una nuova interpretazione dell’atto pittorico in un’epoca in cui le tendenze d’avanguardia - dagli artisti di Azimut al Gruppo T - stavano rivolgendosi ad altre forme espressive. Nelle loro opere il segno, tracciato con caratteristiche differenti a seconda della personalità di ciascuno, si fa portatore di una narrazione poetica ed emotiva, libera ed autonoma. Al segno, i cinque artisti, arrivano da territori diversi: Vermi e Ferrari provengono da esperienze informali e giungono quasi contemporaneamente alla definizione di un nuovo linguaggio potentemente poetico, affinando una libera scrittura; La Pietra ci arriva inseguendo l’ambizione di superare i confini e spezzare il sistema precostituito, anticipando, in tal senso, la sua vocazione “architettonica”; Sordini e Verga, invece, provenienti dalle esperienze del Gruppo Nucleare, virano verso ipotesi di derivazione concettuale, in cui la traccia vive e sommuove lo spazio della superficie pittorica. Il gruppo si scioglie dopo meno di due anni di attività ma l’impronta lasciata dall’esperienza comune resterà forte nella ricerca dei singoli artisti. Ciascun esponente proseguirà poi il proprio cammino, accentuando, con attitudini e modalità diverse, aspetti differenti delle ipotesi espressive esplorate dal movimento. Nel marzo del 2013 si è tenuta una grande mostra retrospettiva dal titolo “Nel segno del segno” (a cura di Luciano Caramel) presso Palazzo delle Stelline (Milano) per celebrare il cinquantesimo anniversario della prima mostra del gruppo. Tra le mostre dedicate al Gruppo del Cenobio e/o ai singoli artisti che ne hanno fatto parte, a testimonianza dell’interesse per uno tra i momenti di ricerca più importanti nell’ambito dell’astrazione italiana, ricordiamo: “Linee della ricerca artistica in Italia, 1960-1980”, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); “Il segno della pittura e della scultura”, Palazzo della Permanente, Milano (1983); “Pittura-Scrittura-Pittura” (a cura di Filiberto Menna), Erice, Roma, Suzzara (1987); “Il Gruppo del Cenobio, Arte Italiana. Segno e scrittura” (a cura di Vincenzo Accame, Angela Vettese), Banca Commerciale Italiana, Milano (1996); “Nel segno del segno. Dopo L’Informale” (a cura di Luciano Caramel), Palazzo delle Stelline, Milano (2013); “1963. Nuovi segni, nuove forme e nuove immagini” (a cura di Francesco Tedeschi), Gallerie d’Italia, Milano (2013); “Nati nei ’30. Milano e la generazione di Piero Manzoni” (a cura di Elena Pontiggia e Cristina Casero), Palazzo della Permanente, Milano (2014); “Italia Moderna 1945-1975” (a cura di Marco Meneguzzo), Palazzo Buontalenti, Pistoia Musei, Pistoia (2019); “Gruppo del Cenobio. Fontana, Manzoni and the Avant-Garde”, Brun Fine Art, Londra (2019).

***

ALLEGATI

- Locandina della mostra
- Inviti della mostra [formato rettangolare e quadrato]
- Arturo Vermi fotografato da Uliano Lucas

Opere di Arturo Vermi

- 1_ARTURO VERMI_Diario, 1961, aniline su carta pergamena intelata, cm 49,2x35,7
- 2_ARTURO VERMI_Senza titolo, 1962, tecnica mista su tela, cm 100x80
- 3_ARTURO VERMI_Diario, 1963, olio, tempera e matita su cartoncino intelato, cm 69,8x49,2
- 4_ARTURO VERMI_Diario, 1964, tempera e pennarello su cartoncino intelato, cm 49,7x37,2
- 5_ARTURO VERMI_Senza titolo (Paesaggio), s.d. (primi anni '70), tecnica mista e foglia d'argento su tela, cm 80x80
- 6_ARTURO VERMI_Diario, 1975, tecnica mista e foglia oro su tavola, cm 50,5x41,8

Altre opere (Gruppo del Cenobio)

- AGOSTINO FERRARI_Breve racconto, 1964, tecnica mista su carta intelata, cm 75,5x56
- UGO LA PIETRA_Lepre lunare_1965_olio, matita grafite e inchiostro su cartone telato_cm 18x24
- ETTORE SORDINI_Senza titolo_1963_tecnica mista su juta, cm 49,5x49,5
- ANGELO VERGA_Serino, 1962, tecnica mista su tela, cm 50x60


JUS MUSEUM / PALAZZO CALABRITTO
ARTI CONTEMPORANEE / GALLERIA D'ARTE

NAPOLI 80121 Via Calabritto, 20
Palazzo Calabritto, piano nobile, scala B
t. 081 17552994 / m. 351 1137721 / info@jusmuseum.com
Orari: lunedì/venerdì  9.30/13.00 - 15.00/18.30
Altri orari e festivi previo appuntamento

JUS MUSEUM / PALAZZO DONN'ANNA
NAPOLI 80123 Largo Donn'Anna , 9 (Posillipo)
Palazzo Donn'Anna, scala B
Orari: previo appuntamento


CONTATTI | NEWSLETTER


Dichiaro di aver preso visione del documento sottostante, di accettarne il contenuto e di autorizzare il trattamento dei dati.

L'iscrizione alla newsletter prevede l'invio di e-mail (o, se indicato, di messaggi WhatsApp) sull'attività artistica e culturale dello JUS Museum. La cadenza dell'invio è, in genere, quindicinale, con un massimo di quattro invii mensili.

***

Privacy (Informativa circa il trattamento dei dati personali ai sensi del D.Lgs 196/2003)

IL TITOLARE

JUS Museum / Annydi Srl, con sede legale in via Fiorelli, 14 – 80121 Napoli, è il Titolare del trattamento; difatti, ai sensi del D.Lgs. 30.06.2003 n. 196 (Codice Privacy), è la società che raccoglie e tratta i suoi dati personali e le fornisce le seguenti informazioni.

FINALITÀ DELLA RACCOLTA DEI DATI

I dati che ci sta fornendo mediante la compilazione del presente modulo ci sono necessari per:

Inviarle, tramite Newsletter periodica o altre comunicazioni elettroniche (ad es. sms, mms, ecc.), materiale volto a conoscere il suo grado di soddisfazione in ordine ai nostri servizi, nonchè materiale informativo su prodotti, servizi, eventi, mostre, concorsi e nuove promozioni realizzate da JUS Museum / Annydi Srl.

DATI OBBLIGATORI:

Le chiediamo di fornire tutti i dati contrassegnati da un asterisco (*) in quanto "obbligatori" poiché necessari all'invio della Newsletter; in caso di mancata o incompleta compilazione, o di mancato consenso al relativo trattamento, non potremo procedere alla Registrazione ed inviarle la Newsletter.

COME TRATTIAMO I SUOI DATI

I dati saranno trattati prevalentemente in via informatizzata.

A CHI COMUNICHIAMO I DATI

I dati potranno venire a conoscenza degli incaricati e dei responsabili di JUS Museum / Annydi srl che hanno il compito di predisporre ed inviare la Newsletter periodica.

I SUOI DIRITTI

Inviando una comunicazione a JUS Museum / Annydi srl, con sede legale in via Fiorelli, 14 – 80121 Napoli o all'e-mail: info@jusmuseum.com potrai esercitare i diritti di cui all'art. 7 del Codice Privacy, tra cui, 1) ottenere, la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che la riguardano; 2) ottenere: a) l'indicazione dell'origine dei dati personali, delle finalità e modalità del trattamento, della logica del trattamento effettuato con l'ausilio di strumenti elettronici, degli estremi identificativi del titolare o dei responsabili, dei soggetti o delle categorie di soggetti a cui i dati possono venire comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di responsabili o incaricati; l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, qualora vi abbia interesse, l'integrazione dei dati; b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge; 3) opporsi, in tutto o in parte, al trattamento di dati personali che lo riguardano, previsto a fini di informazioni commerciali o di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta ovvero per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.

CHI È IL RESPONSABILE DEL TRATTAMENTO

Responsabile del trattamento è stato nominato il legale rappresentante pro tempore di JUS Museum / Annydi Srl il cui nominativo, così come una lista aggiornata degli altri responsabili, è disponibile a seguito di richiesta da rivolgere al recapito sopra indicato.

Torna ai contenuti