ALBERTO BURRI
Alberto Burri nasce nel 1915 a Città di Castello. Laureatosi in medicina, durante secondo conflitto mondiale è arruolato come ufficiale medico. Nel 1944, catturato in Nord-Africa con la sua compagnia, è imprigionato a Hereford, in Texas, dove inizia a dipingere sulle tele di sacco che sono disponibili. Liberato nel 1946, si trasferisce a Roma dove, l’anno seguente, tiene la prima personale alla Galleria La Margherita. Come molti artisti italiani della sua generazione anche Burri critica il diffuso realismo politicizzato di fine anni quaranta e si muove verso l’astrazione, diventando un protagonista dell’Informale. Nel 1949–50 sperimenta materiali nuovi e poco ortodossi dando vita a collage tattili fatti di sacchi, catrame, pietra pomice. Realizza in questo periodo le serie delle Muffe e dei Gobbi, quest’ultima con tele modellate che rompono la bidimensionalità tradizionale del supporto. L’interesse per l’ambiguità della superficie pittorica e per i materiali inconsueti porta Burri a contribuire al Gruppo Origine, che espone nel 1951 alla Galleria dell’Obelisco, Roma. Nel 1953 si fa notare negli Stati Uniti grazie alla collettiva organizzata dal Museo Solomon R. Guggenheim, New York, “Younger European Painters”. A metà decennio inizia a bruciare i materiali nelle Combustioni, opere in legno bruciato e sacco, che espone nel 1957 alla Galleria dell’Obelisco. Nel 1958 presenta le opere realizzate saldando tra loro lastre di ferro alla Galleria Blu di Milano e vince il 3° premio del Carnegie International di Pittsburgh. L’anno seguente, invece, il Premio dell’Ariete di Milano e quello dell’UNESCO alla Biennale di San Paolo. Nel 1960 la Biennale di Venezia gli dedica una sala che vince il Premio della critica. Nei primi anni sessanta prosegue nelle Combustioni iniziando a bruciare anche la plastica. Del 1963 è la sua prima retrospettiva negli Stati Uniti, al Museum of Fine Arts di Houston. Nel 1965 gli viene assegnato il Gran premio della Biennale di San Paolo. Nel 1972 il Musée National d’Art Moderne di Parigi gli dedica una retrospettiva. Con gli anni settanta Burri si dedica alla serie dei Cretti, suggestivi di terre arse dal sole che giocano con l’idea del trompe l’oeil. Nel 1977 la retrospettiva inaugurata alla University of California di Los Angeles viene trasferita, l’anno seguente, al Museo Solomon R. Guggenheim di New York. Nel 1979 l’artista inizia a dedicarsi a un altro materiale industriale, il cellotex, che continuerà ad impiegare negli anni ottanta e novanta. Burri muore a Nizza nel 1995.
da BIANCHI E NERI I, 1969
litografia, calcografia
cm 65x45
90 es.